Questa news chiosa e completa quella precedente “Venticinque anni…”
Nonostante sin dalla conferenza stampa del 2 gennaio il Presidente abbia insistito sull’etica giornalistica e sul ruolo dell’informazione libera, l’eco sulla stampa cittadina è stata di tutt’altro tenore.
L’articolo d’informazione de La Sicilia del 3 gennaio apre con un proditorio virgolettato preso da una delle inchieste di Fava del 1967.
“C’è una cosa che potrebbe salvare questa dolce, magnifica città di Messina ed è il ponte sullo Stretto…”. Tra le tante inchieste ancora attuali si è scelto il ponte sullo stretto di Messina quasi a voler sottolineare che anche Fava fosse d’accordo, tentando così di dare una mano subliminare al consenso sulla realizzazione. Dimenticando però, o omettendo, che quarant’anni fa il trasporto su gomma era o sembrava il più rapido modello di sviluppo mentre oggi esso è sempre più abbandonato dai paesi più avanzati e che le attuali motivazioni contrarie alla costruzione sono la necessità prioritaria di altre infrastrutture come le strade e autostrade di Sicilia e Calabria, ferrovia e aeroporti.
Il giorno 4 nemmeno una riga sul filmato de La storia siamo noi, nonostante fosse un’anteprima nazionale dall’importante contenuto per la vita e l’essere della città, e la fedele ricostruzione dell’antefatto e del clima in cui maturò la decisione di uccidere Fava. Il 5 gennaio ancora un semplice e asettico ricordo del programma delle manifestazioni. E fin qui…
La più alta manifestazione di “non informazione” si ha la mattina del 6 gennaio. Il Giornale di Sicilia titola “L’assassinio di Fava. È cambiato poco”, …
La Sicilia, alla grande, titola “Qualcosa è cambiato: i giovani”.
Come la storiella che circolava ai tempi della guerra fredda, quando Breznev e Nixon decisero di risolvere i problemi del mondo sfidandosi in una gara sui 200 metri piani. Vinse Nixon (l’orso sovietico era molto molto in sovrapeso), e il New York Times titolò “Vittoria di Nixon” mentre la Pravda titolava “il compagno Breznev splendido secondo, Nixon penultimo!” Mitico esempio di stampa di regime.
Quale messaggio si è voluto dare al lettore, da un lato mettendo in rilievo l’ottimismo dei relatori sul ruolo dei giovani nella ricerca della verità, mentre dall’altro omette tutte le denunce che sono state fatte durante il dibattito e delle quali riferiamo nella news “Venticinque anni…”.
Magistrale esempio di informazione ansiolitica, come l’ha definita Roberto Natale al Centro Zo, l’articolo de La Sicilia.
E non è finita!
L’omissione raggiunge il massimo quando con molta cura l’articolista tace la presenza ed i contributi al dibattito di Claudio Fava, e non lo nomina nemmeno nel ruolo di moderatore, tagliandone addirittura l’immagine dalla foto.
Qui però l’artista ha peccato di ingenuità lasciando ben visibili le ginocchia di Claudio Fava.
Chissà quanti catanesi si saranno chiesti dove fosse Claudio Fava la sera del 5 gennaio? Chissà quanti si saranno dati la risposta esatta.
Se qualcuno avesse ancora dei dubbi ecco la vera motivazione. A Catania in questi venticinque anni non è cambiato nulla!
Ancora una volta il giornale catanese conferma di non sapere (o volere, o potere) andare oltre il ruolo di ufficio stampa centrale degli uffici stampa dei comitati d’affare cittadini, come è stato definito ai Benedettini il 1 Dicembre 2007 (cfr news 2007, ndr).
La Sicilia non è soltanto un giornale ansiolitico, è soprattutto anestetico!
Attenti catanesi, qualche volta dall’anestesia non ci si sveglia!