Nino Milazzo 4 gennaio 2015

Addio a Nino Milazzo

Ciao Nino,

la Fondazione Fava ti ricorderà sempre con affetto e gratitudine. Per la tua lunga e prestigiosa carriera giornalistica, per il tuoi libri Un italiano di Sicilia e Il mio Novecento. Memorie del secolo breve, per la tua vera e autentica amicizia con Pippo Fava, testimoniata con il tuo distacco dalle illazioni tendenziose che per anni hanno cercato di sminuire la figura del tuo amico. Ti ricordiamo con le parole che hai pronunciato aprendo il pomeriggio di approfondimento teatrale che la Fondazione dedicò a IL PROBOVIRO il 4 gennaio 2015,

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Il giornalismo che cambia e quello che…dovrebbe cambiare

Una domenica pomeriggio all’insegna del giornalismo, parlando dei suoi problemi storici, ma anche delle sue sfide più importanti, dei nuovi strumenti e della speranza di un cambiamento. Un cambiamento che per prima cosa tuteli giornaliste e giornalisti. Sulla pagina Facebook della Fondazione Fava, il 7 febbraio scorso, si è svolto il webinar “Sognatori, ribelli e fuggitivi“, evento organizzato dalla nostra Fondazione, dall’associazione culturale Dahlia e dal coordinamento Giuseppe Fava – Palazzolo Acreide. Una iniziativa online, in continuità con quella svolta il 5 gennaio, per continuare a esercitare memoria.

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UN 5 GENNAIO DIVERSO, MA PARTECIPATO E RICCO DI CONTENUTI

di Massimiliano Perna

Un 5 gennaio diverso, per forza di cose. Con il mondo alle prese con la pandemia e le necessarie restrizioni, le consuete iniziative in memoria di Pippo Fava hanno avuto uno sviluppo alternativo, ma ugualmente intenso. Il presidio fisico con la deposizione dei fiori sotto la lapide non è stato svolto, ma si è trasformato in una iniziativa virtuale, sui social, organizzata dalla Fondazione, in collaborazione con WikiMafia. Naturalmente, la lapide che ricorda il grande intellettuale siciliano non è rimasta spoglia, dal momento che ci hanno pensato i familiari, nel primo pomeriggio, a deporre il mazzo di fiori in via Fava,

ma il presidio che, tradizionalmente, coinvolge anche la cittadinanza, si è trasferito sul web. Dalle prime ore del mattino, infatti, le foto dei fogli recanti le frasi di Fava, tratte da diverse sue opere, affiancate da una matita o da una penna (o da entrambe), hanno cominciato a riempire i social network, scandite dagli hashtag #pippofava ed #eranosemi. Un tam tam che ha coinvolto tanti utenti, semplici cittadini, giornalisti, nonché alcuni tra i premiati delle precedenti edizioni del Premio Nazionale Fava e del premio Giovani. A proposito del premio, l’edizione 2021, come annunciato qualche settimana fa dalla Fondazione, è stata rinviata di qualche mese, proprio per via della attuale situazione legata al Covid. Tuttavia, l’esigenza di ricordare Fava, non solo con la commemorazione ma anche e soprattutto con l’esercizio attivo della memoria, ha spinto la Fondazione a organizzare, sulla propria pagina Facebook, un webinar, ossia un incontro-dibattito online dal titolo “Triste, solitario y final: dove va il giornalismo in Sicilia?”.

Alla conferenza online, condotta dal giornalista di Domani, Attilio Bolzoni, hanno partecipato l’ex direttrice de l’Unità, Concita De Gregorio, Claudio Fava, il giornalista di Avvenire, nonché premio Fava 2020, Nello Scavo, la direttrice di MeridioNews, Claudia Campese, l’inviato de La Sicilia, Mario Barresi, l’ex direttore di LiveSicilia, Accursio Sabella.

A introdurre l’incontro è stata la presidente della Fondazione, Francesca Andreozzi, che, oltre a portare i saluti della Fondazione e a ringraziare gli ospiti e quanti hanno collaborato alla diretta, ha spiegato la necessità di parlare, in questo 5 gennaio insolito, del presente e del futuro del giornalismo in Sicilia. Il dibattito ha affrontato l’argomento da numerose angolazioni, mettendo al centro l’esigenza di difendere e promuovere seriamente e concretamente la libertà di stampa. Partendo dal Sud che, come ha ricordato Bolzoni, è stato raccontato da Pippo Fava in maniera moderna, travalicando i confini della Sicilia e delle sue specifiche problematiche. Un racconto che non è bastato a chi è venuto dopo Fava per decifrare il tempo e soprattutto il presente.

“Ci siamo adeguati all’idea – ha detto Claudio Fava – che vicende come quelle di mio padre o di Piersanti Mattarella dovessero entrare nella nostra memoria anche senza aver trovato o cercato con la dovuta perseveranza le risposte”. Lo stesso Claudio Fava ha ribadito la necessità di tutelare le generazioni di giornalisti che nel frattempo sono cresciute e che svolgono con dedizione e bravura il loro mestiere senza alcuna tutela, auspicando anche che queste generazioni “escano fuori dai salotti buoni dell’antimafia”. L’antimafia, dunque, come zavorra mitologica della quale il giornalismo non ha affatto bisogno, per raccontare sistemi di potere e paradigmi mafiosi. Concetto ripreso poi da Mario Barresi, per il quale la dizione di antimafioso “andrebbe tolta a qualsiasi categoria, non solo ai giornalisti, augurandosi inoltre che venga operata una distinzione tra chi fa il mestiere di giornalista e chi, come gli influencer, non lo fa”. Il racconto giornalistico va fatto “consumando le suole delle scarpe”, ha detto Barresi. Perché questo è “un mestiere che necessita di essere praticato, cosa che purtroppo oggi sta diventando un privilegio”. Un giornalismo che si muove ormai sempre più verso canali diversi da un tempo, specialmente online. “Bisogna essere meno snob e smetterla di dare la colpa sempre ai lettori – ha sostenuto Claudia Campese -, anzi dobbiamo  comprendere ad esempio che i social sono importanti e che sono uno strumento da maneggiare bene per sfruttarne le potenzialità, trovando il giusto equilibrio tra informazione, comunicazione e investimenti”.

A proposito di investimenti e di soldi, è stata Concita De Gregorio a porre l’interrogativo preminente in tema di libertà di stampa: “Chi paga? Da dove vengono i soldi? La libertà del giornalismo è principalmente libertà dal padrone, dal potere. Il giornalismo è libero quando si libera dal ricatto dell’editore. Oggi lavorare per un giornale è un privilegio. L’editore è chi gestisce il giornale, chi fa il palinsesto, è il padrone”. L’ex direttice de l’Unità punta il dito sulla politica, ricordando la persistenza di una legge sulla stampa che risale al 1948 e che è tecnicamente liberticida, perché rende il giornalista responsabile patrimonialmente di ciò che scrive. “Questo vuol dire – ha affermato la De Gregorio – che in Italia la libertà di stampa non esiste. La politica non ha mai modificato questa legge, nonostante cambiarla favorirebbe i giovani, che sarebbero così liberati dal potere di ricatto dei potenti e dei criminali e dal potere di arbitrio degli editori”. Un concetto che ha trovato ampio consenso tra i relatori, con Claudio Fava che ha ricordato come non esista nemmeno una legge sulle querele temerarie. “Un disegno di legge venne bloccato nella scorsa legislatura – ha ricordato Fava – da un partito trasversale, perché è una legge che toglie potere al potere. Il potere si difende anche così, non appena il tuo pensiero gli è ostile. In nome della libertà di stampa, dobbiamo allora pretendere che il prossimo governo metta tra le priorità una legge contro le querele temerarie”. Una proposta rilanciata dalla De Gregorio che ha invitato la Fondazione Fava a intestarsi questa battaglia, un invito accolto positivamente dalla presidente, nel corso dei saluti finali.

Anche Accursio Sabella ha sottolineato l’urgenza di intervenire contro le querele temerarie, aggiungendo inoltre che il giornalismo siciliano è chiamato a interrogarsi sui temi da affrontare oggi e sulla necessità, data la rapidità dell’informazione online, di investire sulla qualità dell’approfondimento piuttosto che sulla rimuneratività delle visualizzazioni e dei click.

A chiudere il dibattito è stato, infine, Nello Scavo, in collegamento dalla Croazia. Il giornalista di Avvenire ha ripreso la questione della legislazione che incide sula libertà di stampa, puntando il dito sull’arretratezza del sistema normativo italiano, che penalizza i giornalisti anche sul piano internazionale. A supporto di questa tesi ha raccontato un episodio che lo ha toccato da vicino, ossia un processo a Malta per minacce nei suoi confronti, che ha affrontato grazie al fatto di avere un giornale alle spalle capace di pagare le spese legali e le spese di viaggio per tutte le udienze. Una situazione che in pochi possono permettersi. “Non dobbiamo guardare le questioni solo in chiave interna – ha ribadito Scavo – perché le querele temerarie che conosciamo in Italia possono assumere tra qualche tempo una dimensione europea. Siamo indietro sia dal punto di vista nazionale sia da quello europeo, in tal senso”. Il giornalista premio Fava 2020, infine, ha espresso anche la sua opinione sulla questione dell’inutile etichetta di antimafiosità: “Da giornalista siciliano, andato poi via dalla Sicilia, ho provato a fare il possibile per non occuparmi più di mafia, per emanciparmi da una certa narrazione, ma il punto è che tutte le volte che mi capita di approfondire qualche inchiesta, la mafia la incrocio sempre. Anche quando ti occupi di Libia, Balcani, di Sudamerica o perfino di Cambogia ti trovi a parlare di mafia”.

Dopo quasi due ore di webinar, con tantissimi commenti, punte di 360 spettatori in contemporanea e oltre 4700 visualizzazioni totali, i saluti di Bolzoni e della presidente Andreozzi hanno chiuso un dibattito ricco di spunti e di suggerimenti da trasformare in azioni concrete nell’immediato futuro. Un modo perfetto per onorare la memoria di Pippo Fava, 37 anni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NATALE 2020: DUE REGALI IN UNO

Il Natale quest’anno sarà certamente diverso, le restrizioni legate alla pandemia terranno molti di noi lontani dagli affetti più cari.

Per fortuna ci sono i libri a tenerci compagnia e farci sentire meno soli, e regalarne uno è da sempre un gesto di affetto, un modo per regalare un pezzetto di noi a chi amiamo.

Questo Natale potete regalare e regalarvi un libro o un’opera grafica di Giuseppe Fava,

con il vostro regalo contribuirete anche a sostenere la Fondazione.

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l’archivio di Giuseppe Fava

Nella sempre suggestiva cornice della Corte Mariella Lo Giudice, a Palazzo della Cultura a Catania, si è celebrato il 95° anniversario della nascita di Giuseppe Fava, dedicato quest’anno alla presentazione dell’archivio del giornalista, scrittore, drammaturgo.

Francesca Andreozzi, Presidente della Fondazione Fava, ha aperto la serata con i ringraziamenti di rito all’Assessorato alla Cultura, agli attori Alessandra Costanzo, Riccardo Maria Tarci, Angelo Tosto e Orazio Torrisi, ai ragazzi che stanno effettuando il servizio civile presso il Giardino di Scidà (bene confiscato alla mafia) e che hanno prestato la loro opera curando l’accesso contingentato a causa del Covid-19, allo staff tecnico del Teatro Stabile di Catania. Subito dopo è stato proiettato un breve video di saluto inviato da Leo Gullotta, che ha sottolineato, tra l’altro, come l’impegno e la testimonianza alle idee di Pippo Fava non devono esaurirsi nei giorni canonici delle celebrazioni, ma devono essere un impegno quotidiano della società civile, che deve ricominciare ad indignarsi per le nefandezze da cui siamo quotidianamente circondati.

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memoria è impegno

Memoria è impegno. Anche quest’anno, in occasione del novantacinquesimo compleanno di Giuseppe Fava, Palazzolo Acreide commemora il suo cittadino più illustre, ucciso per mano mafiosa il 5 gennaio del 1984. Tre week end di dibattiti, proiezioni e libri che, dal 29 agosto, hanno creato spunti di riflessione collettiva su temi delicati ed attuali, dal sistema Montante alla mafia dei colletti bianchi.

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Celebriamo la Resistenza anche senza scendere in piazza

Per la prima volta nella storia della Repubblica, il 25 aprile le piazze saranno vuote. L’emergenza Covid-19 rende infatti impossibili le manifestazioni che ogni anno si svolgono nelle città italiane e nei luoghi della memoria simbolo della Resistenza. Il 25 aprile però, anche in una situazione simile, deve essere onorato, perché è la data simbolo della nostra identità democratica e per l’attualità dei valori che incarna.
La nostra Fondazione si unisce alle tante associazioni che, anche attraverso il web, celebreranno con tante iniziative la Festa della Liberazione, ricorrenza della quale, mai come oggi, c’è assoluto bisogno, soprattutto davanti a chi costantemente cerca di negarla e ridimensionarla.

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9 MARZO 2020 – LA MOSTRA PITTORICA DI GIUSEPPE FAVA CHIUSA A CAUSA DELLA PANDEMIA COVID-19

Dopo un allestimento condotto a tempo di record lunedì 17 febbraio da Venanzio Andreozzi e Luigi Dall’Erba in costante contatto con la curatrice Giovanna Mori, e l’allestimento delle teche martedì 18, mercoledì 19 febbraio 2020, alla presenza di oltre duecento persone, del Sindaco Salvo Pogliese e dell’Assessore alla Cultura Barbara Mirabella, presso la Galleria d’Arte Moderna (GAM) di Catania è stata inaugurata la mostra “Giuseppe Fava: la pittura come documento, racconto e denuncia”. Particolarmente gradita la presenza di Don Luigi Ciotti, presidente di Libera (Associazioni, nomi e numeri contro le mafie).

Sono state esposti 28 oli, 3 tempere, 9 prove d’autore delle acqueforti del libro DONNA, 11 acqueforti a tema sociale, 7 disegni e china e tempera di grandi dimensioni e 15 disegni 35×25 tra cui un ritratto della moglie e un autoritratto del 1980. Hanno completato l’esposizione 14 teche contenenti documenti dell’archivio di Giuseppe Fava, come manoscritti, prime stesure, matrici di ciclostile, copioni originali,  prime edizioni e foto d’inchiesta.

La mostra, dedicata a Elena Fava, è stata introdotta da Francesca Andreozzi, presidente della Fondazione Giuseppe Fava, che ha sottolineato l’importanza dell’evento per la città di Catania, per il luogo segno di un importante recupero ambientale in uno dei quartieri storici della città.

Giovanna Mori, storica dell’arte e curatrice della mostra, ha illustrato al folto pubblico la cronologia della pittura di Fava, mettendo in risalto la stretta corrispondenza tra gli scritti di Fava e l’attività pittorica.

Una pittura di chiaro stile espressionista, ha detto Giovanna Mori, una pittura etica che non ha mai abbandonato lo stile originario, nemmeno quando andava affermandosi la pop-art, per garantire appunto il documento, il racconto e la denuncia …

Durante il periodo espositivo la mostra è stata visitata da oltre settecento persone, molte delle quali sono tornate più volte per approfondire aspetti particolari. Non sono mancati visitatori che avevano conosciuto Fava o possiedono delle sue opere. Due di essi hanno richiesto un incontro con rappresentanti della fondazione o della famiglia Fava, e si sono presentati con due opere in loro possesso, un’acquaforte del libro DONNA e una copia del libro medesimo. Sono stati incontri densi di ricordi personali e di commenti artistici, che hanno consentito di approfondire alcune conoscenze sulle mostre organizzate da Fava in vita.

Sei audioguide, ascoltabili sul proprio smartphone hanno aiutato il visitatore, mentre un video, curato da Meridionews, ha reso fruibile la mostra a coloro che non l’hanno potuta visitare.

Realizzata a cura dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Catania, della Fondazione Giuseppe Fava, e il supporto incondizionato di Legatoria Prampolini, Librerie Cavallotto e Banco Popolare di Milano, la mostra è stata chiusa anticipatamente il 9 marzo 2020 per il lockdown adottato in tutto il Paese a causa della pandemia Covid-19, e il disallestimento è potuto avvenire soltanto nel mese di aprile.

La fondazione Fava, nel redigere questa news, si augura di poter allestire nuovamente la mostra in futuro.

 

VIDEO

1 La pittura di Giuseppe Fava (Francesca Andreozzi e Giovanna Mori)

https://www.youtube.com/watch?v=G_irRA-eg6M

2 La mostra del 2020 alla GAM di Catania

https://www.youtube.com/watch?v=JwcvNcMLiY4

AUDIOGUIDE

1 Introduzione: https://www.youtube.com/watch?v=EDjQOtV_meU

2 Citazioni e Foto di Giuseppe Fava: https://www.youtube.com/watch?v=1bmYLhgzYl0

3 Pittura Anni Sessanta: https://www.youtube.com/watch?v=13hU2sL8tjk

4 Pittura Anni Settanta: https://www.youtube.com/watch?v=oLjtwbZRo7w

5 Pittura Anni Ottanta: https://www.youtube.com/watch?v=FS9h1gx3VoA

6 Incisioni, Acqueforti: https://www.youtube.com/watch?v=Qru2rP7qIl4

 

 

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Inaugurazione della mostra “Giuseppe Fava: la pittura come documento, racconto e denuncia“

Mercoledì 19 febbraio 2020, a Catania, presso la GAM (Galleria d’Arte Moderna) in via Transito angolo via Castello Ursino, alle ore 17:30, inaugurazione della mostra “Giuseppe Fava: la pittura come documento, racconto e denuncia“.

La mostra, curata da Giovanna Mori e dedicata a Elena Fava, sarà aperta sino al 14 marzo 2020. Ingresso libero, con orario continuato dalle 9:00 alle 19:00, tutti i giorni tranne la domenica e i festivi.