Antonio Roccuzzo
martedì 19 marzo 2013
Ieri in una stanza di un palazzone romano di viale Trastevere è successo un piccolo “miracolo” civile. La parola – mi rendo conto da ateo convinto – va fin troppo di moda, dopo l’irruzione in scena di papa Francesco, ma qui non c’è nulla di cattolico, state tranquilli. Anche se di miracoli così ce ne sono tanti tra le pieghe nascoste d’Italia e molti altri ne dovrebbero accadere.
E’ accaduto, e io ne sono stato testimone, che il Ministero dell’istruzione ha firmato un’intesa con la Fondazione Giuseppe Fava. Elena Fava, la figlia del giornalista ucciso dalla mafia a Catania il 5 gennaio 1984 e mio maestro di giornalismo, e la professoressa Giovanna Boda, responsabile del dipartimento dello studente del Miur, hanno messo la firma sotto sette fogli di carta. “Da oggi ci siamo alleati”, ha detto una sorridente “burocrate” che non ha nulla di burocratico nei toni e nelle parole.