
Vangelo secondo Giuda
Vangelo secondo Giuda è una pièce inedita di Giuseppe Fava, scritta nel 1981 e mai messa in scena.
È la storia di un uomo dall’esistenza misera, conscio delle proprie debolezze, anelante, con i sogni, i desideri e le speranze di un futuro diverso. Affascinato dal Maestro e dagli altri che con lui stanno affrontando gli svariati problemi per cambiare radicalmente il mondo si unisce a loro.
Giunti al momento dell’azione le misere quotidianità di ognuno vengono fuori. Mentre tanti tentano di giustificare il proprio passato come parte integrante della propria personalità e dunque della propria posizione sociale, Giuda rimane l’unico disposto a cambiare tutto, costretto alla fine ad una scelta definitiva.
Andrà in scena, nell’anno centenario della nascita di Giuseppe Fava, dal 20 al 23 febbraio 2025 presso la Sala Futura (via Macallè 3 – Catania) del Teatro Stabile di Catania, con la regia di Claudio Fava.
È un testo che si permette due fondamentali disobbedienze. La prima, la più imprevedibile: lo sguardo e la voce di questo Vangelo sono quelli dell’ultimo tra gli ultimi, il reietto per definizione, ovvero Giuda. Eppure, forse proprio per questo sguardo che arriva dai margini, la storia prende un’altra direzione, smarrisce la sua sacralità e si umanizza, si fa carne e sentimenti, pensieri e miserie, paure ed allegrie. Com’è la vita, quando esce dal tempio e incontra le donne e gli uomini. L’altra disobbedienza è l’aver proiettato questa storia in un tempo nostro, presente, il tempo dolente e ribelle che fu di Giuseppe Fava quando scrisse questa pièce, più di quarant’anni fa. Precipitati dai loro piedistalli, il Maestro e gli apostoli adesso sono attorno a noi, con difetti e rabbie, adulazioni e presunzioni. Ci rassomigliano, e noi rassomigliamo a loro. Un vangelo blasfemo? Niente affatto: un vangelo nostro, concreto e insieme grottesco, il racconto di vite fallaci, di amori assoluti, di tradimenti e di ribellioni, di equivoci, paradossi, verità sempre imperfette.
Ho voluto restituire al testo la freschezza di un’intuizione: immaginarci noi, su questo palcoscenico, noi apostoli improbabili, noi maestri supponenti, tutti tentatori e tentati dalla vita terrena. Quella cioè che si attraversa e si consuma qui ed ora.
Claudio Fava (febbraio 2025)

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