PRIMA CHE VI UCCIDANO
C’è Michele che diventa bandito e va incontro a una fine straziante per amore di Stellina, la sua donna minata dalla tisi; c’è Turi, padre di lei, che lavora come un ciuco per pagare i debiti contratti per comprare da un latifondista un fazzoletto di terra; c’è il potente avvocato Leli che viene eletto nelle liste DC e suo figlio Matteo, il segno della contraddizione e della disperazione, che finisce omosessuale e suicida; c’è Rossano, il Profeta, che non si sa cosa voglia, cosa potrà rappresentare per la Sicilia e finisce sgozzato.
C’è il modesto Alfio, fratello di Stellina, che lascerà la valle bellissima, fredda e ardente, dove il ciclo del romanzo si apre e si chiude, per inseguire il miraggio non della ricchezza ma della semplice vita in Venezuela.E poi, una folla di personaggi che dà corpo alle tragiche vicende dell’immediato dopoguerra. Prima che vi uccidano fa pensare a Via col vento a C’era una volta il West. Se la Sicilia ha un corpo è questa la sua espressione concreta, la sua perfetta materialità. Un Fava narratore di grande polso, autenticamente popolare, nel senso positivo di questo termine, cioè attento ai fatti elementari dell’esistenza, la fame, la sete, l’amore, l’odio, i rancori, le vendette. C’è poco tempo per pensare, qui, in una Sicilia disperata; c’è appena il tempo di vivere pochi attimi, prima che vi uccidano.Non ci sono vinti, in questo romanzo, e neppure vincitori. Non esiste una soluzione e nemmeno una verità definitiva. La verità, in Prima che vi uccidano, passa anzitutto attraverso la ribellione. Si ribella Turi Scirpu, il padre di Stellina, che nel libro incarna il modo più primitivo d’essere siciliano. Si ribella Rossano, il predicatore pazzo che attraversa il romanzo con l’irruenza di un anti-cristo. Si ribella Michele alla miseria della propria esistenza diventando brigante per riaffermare il diritto a sperare. Si ribella perfino Stellina: ed è, la sua, la ribellione più sofferta e silenziosa, una lotta aspra contro la malattia e la morte. Ribellione, follia, morte, ma infine anche speranza. Un romanzo vissuto con dolore e con forza fino all’ultima pagina.
È il primo romanzo scritto da Giuseppe Fava, sul finire degli anni cinquanta. Nel 1960 vinse uno dei premi letterari Giovanni Verga.
Il titolo originario era “Il principio del mondo”. Lo stesso Fava lo motiva nella presentazione del primo dattiloscritto: “Questa è la storia di alcuni uomini, …, una storia vera, non diversa da quella di tanta altra gente. Nel posto in cui vissero vi sono montagne, alberi, e fiumi, chiese, palazzi e case di povera gente … ma vi fu un tempo in cui la morte e la paura della morte furono quotidiani come il bisogno del pane. L’odio e l’amore, i sentimenti eterni dell’uomo, erano come ai principi del mondo”.
Nonostante sia l’opera prima di Fava narratore, fu pubblicata solo nel 1976, da Bompiani. L’editore, sull’onda lunga del successo di Gente di rispetto, chiese all’autore se avesse qualcos’altro di pronto, e Fava propose Prima che vi uccidano, che rimane il suo più bel romanzo.